Imballatrice a mano

Un simpatico video, che testimonia come avveniva la fienagione prima dell’avvento della motorizzazione.

Come si imballa il fieno se non si possiede un trattore? Basta costruire un’imballatrice a mano, sul modello di quelle impiegate all’inizio dello scorso secolo.

Le caratteristiche tecniche

L’imballatrice manuale proposta in questo video è un esemplare risalente ai primi decenni del Novecento. È costituta da una struttura in legno di differenti essenze: abete per la camera di compressione, castagno per le parti rimanenti (ma si possono impiegare anche altre essenze che posseggano caratteristiche assimilabili, come olmo o quercia): i pezzi che la compongono sono uniti tra loro in maniera assolutamente artigianale solo grazie a rivetti o cunei di legno, senza saldature. Altri esemplari di imballatrici a mano presentano alcuni elementi della ferratura in fusione di ghisa (boccole per le bielle, diaframma che separa le balle e suo dispositivo di fine corsa, congegno a scatto per il blocco del tappo, etc.), prodotti di fabbri (archi per fissare il palo ligneo o ferroso che aziona lo stantuffo, attacchi per le molle, …) o di serie destinati anche ad altri impieghi (molle spiralate) o infine derivanti da riciclo (aghi per il fil di ferro, pezzi di balestre per l’animazione dei congegni a scatto). Alcuni esemplari si presentano smaltati o colorati con olii in tonalità che variano dal legno naturale all’arancio o che coprono le gamme del verde e del grigio. 

Rampe di carico

Come funziona

Nella parte superiore dell’imballatrice manuale troviamo la tramoggia per l’alimentazione, attraverso la quale viene inserito il foraggio, pressato a mano fino a raggiungere la camera di imballaggio, generalmente di forma rettangolare, sulla quale si trova lo stantuffo ligneo. La pressatura viene fatta a mano con l’ausilio di alcune leve, che azionano lo stantuffo interno: scorrendo nella camera in apposite guide, esso comprime e compatta il foraggio nella forma di balle di fieno, di dimensioni ovviamente contenute. La balla di fieno pressata viene quindi legata ancora una volta in maniera manuale, passando da una parte all’altra del macchinario del filo di ferro: essa sarà quindi fatta espellere dalla nuova balla di fieno, che si viene a formare all’interno dell’imballatrice. Rispetto ad una imballatrice manuale di tipo orizzontale, su cui ci soffermiamo più oltre, questo modello consente l’impiego di un minor numero di lavoranti: come testimonia il video, per utilizzarla bastano infatti due persone.

L’imballatrice nella storia

Le prime imballatrici impiegate per la fienazione furono del tipo di quella mostrata in questo video, con movimento manuale. Successivamente si passò a delle versioni trainate da sollavatore, nelle quali il meccanismo diviene più complesso e, quindi, motorizzato. Nei tempi più antichi il fieno raccolto non veniva neppure imballato, ma solamente ammucchiato intorno ad altissimi pali a formare dei cumuli oppure, per chi li possedeva, entro i fienili. Le prime imballatrici manuali del modello proposto, vennero invece impiegate da quanti producevano il fieno per venderlo, poiché agevolavano notevolmente il suo trasporto e permettavano di pesarlo con più facilità, stabilendo così il prezzo finale.

Soprattutto nel sud-Italia una variante molto diffusa negli anni Trenta fu l’imballatrice manuale orizzontale, formata da una cassa di legno in forma di parallelepipedo, con pareti interne a superficie liscia, che comprime il fieno per falde successive: è un attrezzo oggi particolarmente raro, spesso di proprietà di collezionisti. Per facilitarne il trasporto, alcuni esemplari sono dotati di due ruote o quattro ruote, mentre altri ne sono privi e vantano una maggiore stabilità (in questo caso, quando necessario un loro spostamento, si ricorreva al traino con buoi o muli).

Prima degli anni Cinquanta per imballare la paglia venivano impiegate anche le cosiddette imballatrici a testa d’asino, generalmente con legatura manuale, sostituite dalla metà del secolo scorso dalle più leggere e maneggevoli imballatrici con legatore automatico, via via sempre in maggior numero fornite di motore ausiliare: in questo caso non si tratta più ovviamente di prodotti artigianali, ma di produzione seriale, commercializzata da alcune ditte specializzate.

Termino con una curiosità: nell’Enciclopedia Agraria Italiana del 1929 si legge che alcuni modelli di imballatrici a “presse che comprimono il fieno per falde successive di poco spessore” nel 1888 vennero distribuite dalle diverse Direzioni di Commissariato di Corpo d’Armata dell’Esercito Italiano per concorrere alla preparazione dei foraggi compressi destinati ai quadrupedi di truppa.

AGRIEURO

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